Della vacuità necessaria.

 

C’è, oltre ad altri possibili, un argomento cognitivo per cui non è possibile una teoria del Tutto “reale” che sia completa, cioé che spieghi effettivamente tutto, e allo stesso tempo coerente, cioé non contraddittoria. Esso consiste nella presenza del soggetto – l’osservatore, direbbe il fisico – che deve verificare la validità del riferimento teorico al “mondo reale”, qualsiasi cosa s’intenda con queste parole. Se esistesse una teoria completa e coerente del Tutto, descriverebbe anche il soggetto, che non potrebbe però più giudicare la verità della descrizione, cioè la validità del riferimento a se stesso, ché non sarebbe più un terzo tra le due parti. Per lo stesso motivo, credo che non sia possibile una teoria coerente e completa della mente in senso realistico. Esiste sempre un punto necessariamente non conoscibile, e nessuna riduzione intellettuale può dare completamente conto del mondo o della mente, né nessuno “psichismo”.
Una vacuità necessaria e immediata è la pietra angolare del conoscere razionale.

18/07/11

 

4 thoughts on “Della vacuità necessaria.

  1. Trovo interessante quello che hai scritto e l’ho riletto più volte. Sicuramente mi sbaglio, ma c’è qualcosa che stride …non sono ancora riuscita ad afferrarlo….magari è la terminologia che mi confonde…per vacuità cosa intendi? assenza di significato? vuoto? e perchè parli di “teoria coerente e completa della mente in senso realistico” ? Se poi…”Una vacuità necessaria e immediata è la pietra angolare del conoscere razionale”?

  2. Una teoria coerente e completa della mente in senso realistico è semplicemente una teoria della mente che la descriva precisamente e obiettivamente in ogni sua parte. E’ impossibile perché la mente stessa partecipa alla costruzione della teoria, non potendone verificare la validità.

    La vacuità è l’immediatezza, ciò che il pensiero non può cogliere, non per mancanza d’informazioni ma per necessità logica. E’ una pietra angolare nel senso che rende possibile la coerenza del conoscere o, se vuoi, è il suo necessario contrario-complementare.

  3. Io credo che la vacuità necessaria e immediata di cui parli si possa percepire solo quando la mente diffida dei suoi mezzi in maniera così sconcertante da abbandonare ogni tentazione di appropriarsi dell’esperienza che sta testimoniando; quando cioè ha il coraggio di sospendere ogni sforzo. Il pensiero non imita che se stesso, come un muro si specchia nel muro davanti e nel muro di dietro: non può mediare che il suo riflesso, non può amare che il vizio del suo sguardo. Demolirlo giorno dopo giorno è funzionale, se non si vuole essere il muro, ma ciò che ha paura di unire. Solo una mente che ambisce a non capire può accettare la sua insufficienza: troppo lenta per l’immediatezza e troppo veloce per immortalarla.

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