Della vacuità necessaria.

 

C’è, oltre ad altri possibili, un argomento cognitivo per cui non è possibile una teoria del Tutto “reale” che sia completa, cioé che spieghi effettivamente tutto, e allo stesso tempo coerente, cioé non contraddittoria. Esso consiste nella presenza del soggetto – l’osservatore, direbbe il fisico – che deve verificare la validità del riferimento teorico al “mondo reale”, qualsiasi cosa s’intenda con queste parole. Se esistesse una teoria completa e coerente del Tutto, descriverebbe anche il soggetto, che non potrebbe però più giudicare la verità della descrizione, cioè la validità del riferimento a se stesso, ché non sarebbe più un terzo tra le due parti. Per lo stesso motivo, credo che non sia possibile una teoria coerente e completa della mente in senso realistico. Esiste sempre un punto necessariamente non conoscibile, e nessuna riduzione intellettuale può dare completamente conto del mondo o della mente, né nessuno “psichismo”.
Una vacuità necessaria e immediata è la pietra angolare del conoscere razionale.

18/07/11

 

135.


Il senso del possesso è in funzione del distacco dall'oggetto posseduto; che si tratti di relazioni umane o di relazioni conoscitive. Qui è il paradosso, umanamente e conoscitivamente: quanto più si afferra l'oggetto, tanto più lo si perde.

 
 
 

106.


Se si riuscisse a dimostrare, attraverso un rigoroso procedimento logico-formale, che l’ignoranza umana riguardo i principi che regolano la realtà, è necessaria e non contingente, allora l’umanità avrebbe assolto il proprio compito e il principale problema filosofico sarebbe risolto.
 

 
 
 

72.

 

Il pensatore vuol penetrare tutto col pensiero, cosicché tutto sia in suo potere, ma ogni pensiero è come un dardo: ciò che colpisce viene ucciso. Così, alla fine, al pensatore non resta altro che colpire se stesso.