Per un uomo di pensiero, rendere la propria vita un capolavoro significa realizzare quell’eccellenza che consiste nell’aurea mediocritas.
Per un uomo di pensiero, rendere la propria vita un capolavoro significa realizzare quell’eccellenza che consiste nell’aurea mediocritas.
Una conoscenza comunicabile è sempre riducibile ad una forma di potere di chi la detiene su qualcuno o qualcosa. Non potrà mai essere, in tal senso, senza macchia.
Bisogna scegliere tra razionalismo e ragionevolezza.
La filosofia, nella maggior parte dei casi, confonde l’ineffabile essenza dell’uomo con le sue possibilità esistenziali. Essa talvolta vuole tale confusione.
Nell’uomo comune la follia è un’amica fedele e servizievole. Nel filosofo un demone che vuole tiranneggiare.
Amabilità, tolleranza, compassione non come imperativi ma come conseguenze spontanee del retto pensare. Questa è per me moralità.
Di filosofia e sapienza
Finché i filosofi porranno come principi esplicativi o cause o condizioni della realtà i contenuti di determinate rappresentazioni, quali che siano, non verranno a capo di nulla. La realtà è infatti indeterminata nella sua scaturigine. E’ anzi quella scaturigine sconosciuta e incomprensibile la condizione logica delle determinazioni in generale. In fondo però la filosofia è proprio questa ignoranza, e la presunzione che vi sia davvero una “scienza dei principi”. Altra cosa è invece discutere di principi sapendo di giocare, e con lo scopo di mostrare l’assurdità di una scienza dei principi in generale. Qui la filosofia confina con la sapienza…
« Di ciò di cui non si può parlare occorre tacere » (Wittgenstein). Quell’“occorre tacere” è un’assoluta bestialità.
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